Il percorso per il tesoro

 

GLI INDIZI

Le foto

Ringraziamo: Panifici Oliva Giovanni e Patrizia, i Market Alis e Arena, Rosticceria La Piazza, Previtel Elettrodomestici, Salumeria Angolo dei Sapori, Bar Arte Cafè.

 

Solstizio d’estate ovvero la festa di San Giovanni

  1. Il 24 giugno di duemila anni fa nasceva Giovanni il Battista. Tradizioni antichissime, ricche di credenze pagane, si fondono con la storia di questo santo; in questo periodo, in quasi tutta l’Italia si celebravano feste con un miscuglio di riti sacri e profani.

Il 21 giugno, è il giorno più lungo e la notte più corta ( solstizio d’estate ). In questa data si verifica un fenomeno astronomico, causato dall’inclinazione dell’asse terrestre e la distanza della Terra dal Sole. Per alcuni giorni l’astro sorge e tramonta sempre nella stessa posizione, relativamente all’orizzonte. Sembra quindi sia fermo, da qui il termine “solstizio”, ovvero sosta del Sole. Dal 24 giugno il Sole riprende i suoi normali “spostamenti”. È tale movimento apparente del Sole che determina la durata del giorno e della notte.  Fin dall’era più antica gli uomini avevano notato questi movimenti astronomici. Inoltre in questo giorno il Sole, simbolo del fuoco, entrava, nel segno del Cancro, segno d’acqua dominato dalla Luna. Così, secondo l’immaginario, il Sole e la Luna, il fuocoe l’acqua, si univano. La luce e l’ombra, il maschio e la femmina, il positivo e il negativo tutto si fondeva,  ottenendo così un “matrimonio divino” che generava energie positive e benefiche sull’intero pianeta. Facile intuire come l’evento suggerisse una serie di pratiche magiche e celebrazioni. L’umanità omaggiava il Sole, fonte e simbolo principale della vita e del divino, che si ergeva e si erge tutt’ora in tutto il suo splendore.

 

 

 

 Questa momentanea variazione del normale percorso del Sole e la sua ripresa al 24 giugno, era vista come il rinnovarsi del ciclo della vita stessa. Le feste del solstizio sono state celebrate da sempre in tutte le culture umane. Per gli antichi greci il solstizio estivo era la “porta degli uomini”, attraverso la quale si accedeva al mondo della creazione; nell’America precolombiana, in Perù, il dio Sole (Inti), personificato dall’imperatore, riceveva in sacrificio animali, frutta e altri raccolti, tutti elementi insomma legati alla natura; ciò serviva a propiziarsi l’aiuto degli dei in favore dei raccolti estivi. Il solstizio era inoltre un giorno importante anche nei riti celtici e indoeuropei. La trasversalità di queste tradizioni, comuni a popoli così diverse, è facilmente spiegabile. I riti e le pratiche erano basate sulla semplice osservazione dei corpi celesti; questi fenomeni erano visibili in tutte le zone del mondo, da tutte le culture.

Questa festa rappresenta il Sole in tutta la sua gloria. E’ la celebrazione della passione e l’assicurazione del successo del raccolto.  La magia d’amore e di guarigione è adatta a questo momento dell’anno. La notte di questo giorno è il momento in cui i Druidi raccolgono le piante magiche e le seccano per utilizzarle in inverno. Ma esistono in realtà molte tradizioni magiche legate a questa notte. Si dice che i bastoncini per divinare sono infallibili, così come i sogni che tendono a diventare realtà.

Questo è anche un momento d’amore. Gli amanti si stringevano le mani su un falò, si spargevano fiori gli uni sugli altri e saltavano sul fuoco sempre assieme. Chi cercava l’amore invece divinava.Le tradizioni legate a questa notte contano l’accensione del falò, che nelle antichità serviva sia per dare luce che per allontanare gli spiriti maligni. Le persone erano soliti saltare il fuoco per avere fortuna. Le strade inoltre erano illuminate con lanterne e vi erano fuochi dovunque! Vi erano danzatori e attori vestiti da unicorni e draghi..

Questo è il momento di ricelebrare la fiammata della vita anche attraverso la danza. La danza è uno dei più antichi modi di celebrare e di fare rituali nel mondo; un rito sacro che conosce gli arabeschi del tempo. Solitamente, colui che danza aduna gli spiriti per ottenere chiaroveggenza e conoscenza; comunica e riceve informazioni; onora gli antichi; cura e guida il viaggio mistico della sua anima nella danza della vita.

 

  1. Gli animali e le erbe

 

erba di san Giovanni o iperico

E’ il momento anche speciale delle benedizioni agli animali, così come delle protezioni per i vostri compagni di casa. Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo, di sospensione e attesa, rende il Solstizio un momento propizio per i presagi e le pratiche divinatorie; è il momento concreto della prosperità e del raccolto di ciò che è stato seminato nella nostra vita. Che si tratti di benessere materiale o di raccolto spirituale è la festa dell’abbondanza. E’ un momento adatto per concludere e portare a compimento quello che stiamo realizzando. Ed’ è anche tempo di gioia e di divertimento. Come

assenzio

celebriamo la crescita delle messi, così celebriamo la nostra crescita interiore. E’ il momento di celebrare il raggiungimento dei nostri obiettivi, di riconoscere i nostri talenti e la nostra azione nel mondo esterno. Questo è un momento potenti in cui si deve essere pronti a fare il maggior uso possibile del fiume di luce che si riversa nella Natura su di noi. Ma tutto scorre e dobbiamo renderci conto che è un processo dinamico, in continua trasformazione. Nel preciso punto di solstiziale di equilibrio tra l’anno crescente e l’anno calante, troviamo il momento ideale per lavorare su noi stessi per il raggiungimento di un nuovo futuro equilibrio interiore.

 

Le erbe raccolte in questa notte hanno un potere particolare, sono in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprietà sono esaltate e alla massima potenza. nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usava bruciare le erbe vecchie nei falò.

Le erbe più note da raccogliere nella notte del 24 sono: l’iperico detto anche erba di S. Giovanni; l’artemisia chiamata anche assenzio volgare e dedicata a Diana-Artemide; la verbena protettiva anch’essa e il ribes rosso che proteggeva dai malefici.

Oltre a quelle sopra citate erano anche ricercate: Vischio, Sambuco,Aglio, Cipolla, Lavanda, Mentuccia, Biancospino, Corbezzolo, Ruta e Rosmarino.

ruta

Con alcune delle piante sopra citate era possibile fare “l’acqua di San Giovanni”: si prendevano foglie e fiori di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino e si mettevano in un bacile colmo d’acqua che si lasciava per tutta la nottata fuori casa.

Alla mattina successiva le donne prendevano quest’acqua e si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie. Altre erbe, usate nella medesima maniera davano origine ad altri tipi di acqua di s. Giovanni (ci sono delle variazioni tra regione e regione), che servivano comunque sempre contro il malocchio, la malasorte e le malattie, di adulti e bambini.

La rugiada

La rugiada della mattina di San Giovanni, ovviamente legata all’elemento acqua, ha il potere di curare, di purificare e di fecondare.

Nel nord Europa se una donna desiderava molti figli, doveva stendersi nuda (o rotolarsi) nell’erba bagnata. Ciò anche se voleva bei capelli e una buona salute. Qui da noi c’era piu’ l’abitudine di raccoglierla, che di usarla sul momento. Se volete raccogliere la rugiada, potete stendere un panno tra l’erba, strizzandolo poi il mattino successivo. Oppure scavare una piccola buca, in cui inserirete un bicchiere o un altro contenitore. Sopra di esso poi metterete un telo impermeabile, fissato ai bordi della buca (in alto) e con un foro al centro proprio sopra l’orlo del bicchiere (sul fondo). La rugiada si depositerà sul telo e scenderà nel vostro contenitore. Un altro sistema e’ trascinarsi dietro, passeggiando per i campi, il mattino prestissimo, o un lenzuolo o un batuffolo di cotone legato per una cordicella: in questo modo stoffa e/o cotone si inzupperanno della rugiada che poi potrete raccogliere strizzandoli.

Altri usi legati all’acqua

La prima acqua attinta la mattina del 24 manteneva la vista buona.

Recarsi all’alba sulla riva del mare a bagnarsi preservava dai dolori reumatici.Una leggenda tramanda che vicino al famoso Noce di Benevento, ci fosse un laghetto o un torrente in cui le donne si bagnavano proprio in questa notte, per aumentare la propria fertilità’.

 

La notte di s. Giovanni e’ legata a tantissime forme di divinazione, utilizzando come base acqua e/o piante. Le divinazioni più′ famose vertevano sull’indovinare qualcosa del proprio futuro amoroso e matrimoniale.

Qui di seguito eccone alcune:

Le ragazze da marito, se vogliono conoscere qualcosa sulle loro future nozze, dovranno, la sera dellavigilia del 24 giugno, rompere un sull’indovinare qualcosa del proprio futuro amoroso e matrimoniale.uovo di gallina bianca e versarne l’albume in un bicchiere o un vaso pieno d’acqua. Poi lo prenderanno e lo metteranno sulla finestra, lasciandolo esposto tutta la notte alla rugiada di S. Giovanni. Il mattino successivo, appena levato il sole, si prenderà il bicchiere, e attraverso le forme composte dall’albume nell’acqua, si trarranno auspici sul futuro matrimonio. Oltre all’uovo poteva venir impiegato il piombo fuso: versato nell’acqua si raffreddava velocemente e dalla forma assunta si traevano previsioni sul mestiere del futuro marito.Vi e’ anche una versione di questo metodo che al posto del piombo prevedeva l’utilizzo dello zolfo.

C’era anche un sistema con le fave. La sera del 23 le giovani nubili dovevano prendere tre fave: una intera, una sbucciata e la terza rotta nella parte sopra, e metterle sotto il cuscino al momento di andare a dormire. Durante la notte dovevano prenderne una a caso: se prendevano quella intera, buona sorte e ricchezza, la mezza poca sorte e quella sbucciata, cattivo auspicio. Per terminare questa succinta carrellata di usi legati al solstizio e alla notte del 24 giugno (sono veramente molti, diffusi in tutta Italia e oltre), segnalo l’usanza di mangiare le lumache per San Giovanni. Il significato di questo gesto e’ legato perlopiù′ alle corna delle lumache (che oltretutto simboleggiano la luna e il suo ciclo di crescita/decrescita, rappresentato dalle cornine). Per cui, ogni lumaca mangiata, e quindi cornetto, si ritiene che sia scongiurato un malanno… così’ come il rischio di “corna” in casa.

I Cannizzeddi sono uno dei tanti riti di divinazione compiuti in questo giorno. Se ne conoscono due modalità: la prima, consiste nel preparare tanti bastoncini di legno (o matite) con attorcigliato un fogliettino di carta tagliato strettissimo (o di stoffa) di cui rimangono solo pendenti i due capi. Una volta ottenuta a cannizzedda si impugna (uno o più di uno) e chiesta prima la grazia per l’anima (razia di l’arma) si chiede la grazia per cui si sta compiendo il rito, segue un gloria al padre e una preghiera rivolta al Santo; subito dopo si prendono i due estremi di carta e si prende a tirare… se la carta è sciolta (spezzata in due) la cosa chiesta avrà luogo.
Esiste anche la pratica con la chiave e il boccale (raccontata dalla centenaria Maria Presti) e la famosa A ‘scuta. Quest’ultima va praticata a mezzanotte rivolti verso la chiesa di san Giovanni in un posto silenzioso; devono essere almeno in tre: due pregano e l’altro ascolta i segni…acqua correnti, rumuru da genti etc etc

La pratica del piombo e di cannizzi va fatta durante il suono pomeridiano delle campane: dalle 14 alle 14,30 “U diciadott’uri” sempre in questa mezzora era tradizione accompagnare il suono delle campane con dei colpi a salve. In tutte le vie del paese dalle terrazze e dai balconi i cacciatori, con regolare porto d’armi, con i loro fucili inneggiavano al santo Patrono. Questa tradizione legata al Solstizio, al culto del fuoco, venne interrotta forzatamente negli anni ’90 per eccesso di zelo o altro, nel silenzio indifferente della comunità: Lillo Saraò e Santino Caputo furono i capri espiatori. Le campane durante la novena di san Giovanni suonavano per mezzora tre volte al giorno: all’aurora alle 4.00, al mezzodì alle 14.00 e la sera alle 22.30.

Mentre si eseguono le pratiche divinatorie si recita l’orazione in dialetto seguita da:

(1 Pater, 1 Ave e 1 Gloria).

Questa orazione si deve recitare per nove volte, nove sere di seguito, inginocchiati davanti ad una finestra o dal balcone, ascoltando con attenzione ciò che accade durante la preghiera.

 

  1. I solstizi dividono in 2 parti l’anno: 6 mesi di sole crescente e 6 mesi di sole decrescente: una coppia di opposti complementari che si completano. Gli antichi dicevano che solo una coppia di opposti complementari dà forza vitale a ciascuna parte.

E’ l’interazione tra questi opposti che genera il movimento e la trasformazione.

I punti di divisione sono ambigui, cioè non appartengono né ad una parte né all’altra. Sono dei punti di passaggio.

Il solstizio d’estate rappresenta il momento in cui l’energia solare (il maschile) inizia il suo declino, indebolendosi, mentre l’energia della terra (il femminile) nasce e cresce rafforzandosi.

Il solstizio d’estate è legato alla celebrazione dell’energia della Terra, dell’elemento legato alla madre e dell’elemento divino femminile.

Spesso la storia della creazione narra di come l’Uno, l’essere primordiale, si era diviso in due principi cosmici: il maschile ed il femminile, il Cielo e la Terra e che nella loro unione generavano l’universo.

Il cielo, la luce del sole, la pioggia provengono dal padre, l’aspetto celeste, per fecondare il corpo della madre terra.

“Quando luce e vita sono al culmine, si gettano i semi della morte, delle tenebre e del decadimento”

Negli antichi riti legati al solstizio d’estate sono presenti fiori, fuochi, matrimoni, funerali.

A mezz’estate, nello sbocciare del fiore, nel fuoco, nel sesso e nella morte si liberano energie, avviene una trasformazione ed il cielo e la terra si riuniscono per un momento. E poi la vita continua. Il solstizio si associa ad un momento di rinnovamento proprio perché è la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Anticamente celebrare il solstizio manifestava un forte rispetto per i cicli della natura.

Ogni ciclo ha un inizio, un apice ed una fine. La vera saggezza consiste nel conoscere il proprio posto in ogni determinato ciclo e quale tipo di azione o non azione è giusto compiere in quella fase. Celebrare il solstizio d’estate significa celebrare le qualità dell’essere. Qualità che danno la vita, che uniscono, che sono spontanee, non emettono mai giudizi. Il fuoco ha sempre avuto un ruolo centrale nelle feste rituali: il fuoco simboleggia sia la trasformazione che la dissoluzione della forma nel caos, l’aspetto positivo e negativo del femminile

 

  1.     Perché mangiamo le fave la vigilia di san Giovanni???

 

La storia delle fave si intreccia tra riti propiziatori e antichi pregiudizi. Nell’antica Roma, durante le feste dedicate alla dea Flora, protettrice della natura che germoglia, le fave venivano lanciate sulla folla in segno di buon augurio; ma solo per questa occasione, negli altri periodi dell’anno le fave erano considerate impure. Infatti erano anche usate nei riti religiosi come cibo dei defunti e per questa ragione il sacerdote di Giove non poteva toccarle, mentre il Pontefice Massimo non poteva neanche nominarle. Nonostante le superstizioni, a Roma le ricette di Apicio a base di fave erano molto apprezzate. Anche nell’antica Grecia le fave erano tradizionalmente legate ai defunti. Venivano lessate in grande quantita’ nel periodo di novembre in offerta a Bacco e Mercurio per le anime dei morti. Il legame cosi’ radicato nell’antichita’, tra le fave e il mondo dell’aldila’ potrebbe essere spiegato dal colore del suo fiore, bianco e maculato di nero; colore molto raro nei vegetali e per sua natura simbolo del mistero.  Diverse erano poi le opinioni avanzate sulla diffidenza verso le fave. Platone asseriva che ai pitagorici veniva proibito consumare questi ortaggi perché provocavano un forte gonfiore (causato dalla rapida fermentazione nella digestione dei legumi), nocivo alla tranquillità spirituale di chi cercava la verità.
Plinio esponeva così la sua tesi: “… si ritiene che [la fava] intorpidisca i sensi e provochi visioni”.
Altri autori Greci e Romani mettevano la propria attenzione esclusivamente sui sogni agitati fatti dopo una cena a base di fave, che interferivano con la regolare attività onirica ricollegata a presagi e comunicazioni con le divinità.
Ma se in alcuni testi le fave rappresentavano simboli negativi, nell’immaginario comune designavano i genitali femminili (baccelli aperti), e i testicoli maschili (fave). Alle feste romane dedicate alla dea Flora, protettrice della natura in germoglio, come auspicio e prosperità veniva gettata sulla folla una cascata di fave.
Da noi è tradizione che la vigilia di San Giovanni si consumino le fave secche con le patate.  Certamente vive nella consuetudine la reminiscenza di un passato atavico collegato al ciclo dell’anno e in particolare a questo passaggio particolare: il solstizio.

  1. San Giovanni e il solstizio d’estate

 

Tutto verdeggia e fiorisce, le porte del Cielo sono aperte a San Giovanni, la spiritualità oggettiva si manifesta nella Natura.

L’interesse e la sensibilità, che dal sano sistema dei nervi e dei sensi possono andare incontro alla pienezza della natura, sono quegli strumenti spirituali per mezzo dei quali mai come in questo periodo dell’anno ci si sente immersi nella potente azione delle Entità Spirituali.

Si sperimentano come un’unità, in una atmosfera di sogno, le forze dell’immaginazione, dell’ispirazione, dell’intuizione.

In alto luce, calore, canti, movimento, colori, intelligenza cosmica che si dispiega; in basso silenzio, freddo, quiete, blu e azzurro in linee, piani ed angoli il terrestre si consolida in cristalli, volontà cosmica che si esprime nelle forme, Universi che si incontrano; nel mezzo il verde Essere vegetale prorompe in tutta la sua bellezza, plasmata nell’incontro delle azioni spirituali dell’alto e del basso.

Come una benedizione crescono le piante dalla terra in vigorose volute e masse verdeggianti e sfavillanti di sfumature e colori.

Il canto degli uccelli da mane a sera s’irradia attraverso l’etere e ritorna riflesso dalle cupole cosmiche per rendere fertile la vita terrena.

L’usignolo lancia verso il cosmo tutte le notti di Maggio e Giugno il suo meraviglioso canto; merli,
allodole, capinere e rigogoli frullano ed effondono armonie sotto i raggi del sole, avvolgendo le piante e creando le condizioni per la loro fruttificazione.

Tutto esce dalla terra a San Giovanni, come un’aspirazione al ritorno alla patria celeste di ogni essere.

 

Dai campi di grano fluiscono verso l’alto luminose onde dorate; dai fiori e dai fieni essiccati al sole idrogenati effluvi aromatici s’involano eterei a riempire lo spazio cosmico; gli argini dei canali e là dove l’uomo, operando, l’intelligenza unisce a saggezza si accendono di lucciole come stelle specchiate nel firmamento; i luoghi incolti, le carraie si ammantano di bianche campanule di convolvolo.

Tutto si infiamma, scintilla e risplende, il pianeta Terra irraggia nel Cosmo ineffabilmente come nuovo Sole.

La rugiada dei mattini di San Giovanni imperla ogni foglia, in ogni sua gocciolina si specchia l’intero manifesto splendore estivo.

Ci si può alzare di buon’ora e camminare a piedi nudi su quelle goccioline benedette per suggerne il beneficio, e interpretare la magica forma che una chiara d’uovo prende durante la notte se immersa alla sera in un bicchiere pieno d’acqua e riposta all’aperto.

 

Si può danzare e cantare; si possono accendere fuochi le notti di S. Giovanni e così ricordarci che tutto 
è venuto dallo spirito e tutto risale allo spirito.

Nostro compito è accompagnare il ritorno , col libero amore.

Quanta gioia, quanto dolore! Gioia perchè sei nelle condizioni di godere della Natura, dolore perchè guardi a coloro che “l’ingiusto sociale” reprime tali condizioni, in quanto impedisce la soddisfazione dei bisogni elementari e lede la dignità umana. L’affanno degli uomini verso una giusta organizzazione sociale, l’orrore economico dei nostri tempi, il pensiero materialistico offuscano l’esigenza impellente del ritrovarsi in quella sfera di mezzo sacrificale, corale, del rapporto, del Cristo.

Un appello viene rivolto a chiunque sente di avere forze di volontà eccedenti per rivolgerle a quella che oggi si deve estrinsecare come l’arte più elevata: l’Arte Sociale.

Solo nel nascente vero rapporto che si sviluppi fra uomo e uomo (animale, vegetale, minerale) si potrà risorgere dalla progressiva morte entropica ed evolvere verso la meta dell’Umanità: il libero amore.

 

E per finire………………..

 

Eccovi giunti quasi al traguardo. La vita è un continuo andare, la trasformazione dell’attimo presente, per andare incontro al domani sempre più carichi di esperienze. Nel nostro ciclo vitale oltrepassiamo le stagioni della vita. Segniamo il tempo che passa facendo riferimento all ‘Astro Splendente, fonte di vita. Viviamo continuamente nell’alternanza fra luce e tenebra, ritmicamente danziamo col nostro battito del cuore, col nostro respiro: sempre in divenire. Collezionando i vari indizi vi è chiaro che tutto ruota attorno la festa del nostro Patrono, a questo momento particolare dell’anno in cui il Sole rallenta per qualche giorno per ripartire, ritraendosi dal 24 giugno di un minuto al giorno. Le nostre feste cristiane non cadono a caso durante i  passaggi importanti che compie la natura e se da una parte hanno soppiantato le antiche feste pagane, dall’ altra oggi possono rilucere e acquistare un significato adatto ai nostri tempi.  San Michele, Natale, Pasqua e san Giovanni  cadono nel passaggio da una stagione all’altra. Ogni passaggio è un rinascere, lasciare un percorso per intraprenderne uno nuovo.  Il 22 di giugno a mezzanotte al Tonnaro, consci di quanto abbiamo appreso, vorremmo danzare e cantare attorno al fuoco, attendere il sorgere del Sole e inneggiare al miracolo che ogni giorno si compie. In questo momento particolare, in cui serpeggia la paura del domani, la certezza di un futuro dignitoso è necessario che ci uniamo. Dobbiamo destarci. Non possiamo più rimanere spettatori. E’ tempo di reagire. Lo abbiamo ripetuto più volte in occasione della festa di Michele : è necessario essere coraggiosi, agire col cuore! Agire. Giovanna d’Arco da contadina, immersa nella bucolica tranquillità della campagna, si destò e contagiò le truppe ormai sopite. Non dobbiamo perdere la fiducia che una Sapienza più grande di noi ci guida ma che attende la disponibilità del nostro volere. Soprattutto voi giovani sentite lo smarrimento. Il 27 giugno alle 18.00 in associazione daremo il via a una serie di incontri, parleremo di AGRICOLTURA. Assieme, se lo vogliamo, come è stato per il PRESEPE, possiamo farcela! Cominceremo a piccoli passi. La campagna è una risorsa. Ci confronteremo periodicamente sostenendoci.  Non possiamo più aspettare …chi ci ama ci segua!

Non abbiamo dimenticato il tesoro. Il nostro tesoro è la terra e nella terra, adombrato, lo troverete. Le chiavi usate per aprire lo scrigno, ordinate nella giusta sequenza, come una combinazione, vi apriranno con facilità l’agognata soluzione. Lei è il tesoro e attende che la troviate. Ricordate quanto abbiamo appreso su san Giovanni: il Sole, simbolo del fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo delle acque  dominato dalla luna, dando origine all’unione delle due opposte polarità che si incontrano. E’ l’acqua risanatrice in cui Giovanni battezza, l’acqua del Battista, l’acqua attraversata da Elia.  Il tesoro,frutto della terra, sta al centro di un anello, e l’anello sta come la Madre e il Discepolo che Gesù amava. Come la coppa del Graal, così l’anello accoglieva in sé l’enigma  o sotterfugio de:“Iesûs Christós Theoû Uiós Sotér” , e i suoi fratelli,  ma oggi ha cambiato la sua funzione.