1326 e 1345 le fonti più antiche su Castanea

E’ Luciana Petracca, docente universitario della Facoltà di Lettere di Lecce, a fornirci nella sua pubblicazione : Giovanniti e templari in Sicilia, Congedo 2006, due importanti date circa l’esistenza del casale Castanea. Già Marcello Espro aveva rintracciato tempo addietro queste notizie ma adesso le troviamo pubblicate nei volumi citati. La Petracca nella sua tesi di dottorato  esamina e pubblica un manoscritto, conservato presso l’archivio di stato di Palermo, dello storico messinese del XVI sec. Antonino Amico. Lo storico fu inviato dal Senato messinese alla corte di Madrid, per ottenere una favorevole soluzione del conflitto giurisdizionalistico insorto in quegli anni tra il Senato e l’Ordine dei cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme proprio per il casale di Castanea e, grazie a questo incarico, si fece  apprezzare per le sue ricerche anche in Spagna e il 10 apr. 1622 ottenne la desiderata carica di regio storiografo siciliano. Nonostante il Senato messinese aveva incaricato l’Amico perchè facesse luce sui fatti, diremmo oggi che con onestà intellettuale, egli mise in luce la verità anche se sfavorevole per il committente. Infatti risultava che nel 1345 il luogotenente Pietro Alquerio aveva ceduto all’Ordine Gerosolimanto il Casale di Castanea e che a sua volta lo aveva sottratto in data imprecisata “manis secularium”, quest’ultima precisazione lascia aperte molte supposizioni che accreditano quanto Marcello sostiene e ciòè la presenza dei Templari nel nostro paese. Non è da escludere che dopo la soppressione dell’Ordine Templare il villaggio abbia avuto un periodo di libera autonomia e che come cita il manoscritto fu ristabilito l’ordine per mano dell’Alquerio. Sempre nella minuziosa ricerca dell’Amico si evince che fu concesso a un notabile del tempo un terreno situato nel Casale di Castanea e una vigna in c.da san Michele….la ricerca continua….

 

I particolari delle foto sono scolpiti sui tre portali della Chiesa madre di Castanea

Nella sequenza delle immagine rimane indecifrato il simbolo ricorrente forse solo ornamentale: il doppio motivo di un fusto che si attorciglia sulla sommità.